domenica 17 giugno 2012

Scendiamo assieme, fino al mare


Ti sto aspettando, qui, davanti al mio blu. Confido che sarai già pronta per uscire, la borsa piena di te che trasuda voglia di mare: ci sono le creme abbronzanti, la trousse dei trucchi, l'asciugamano, i costumi che probabilmente non indosserai. E hai con te dei regalini, l'inseparabile penna stilografica, forse qualche libro con dei passi che vorrai leggermi, sai bene quanto mi sia piacevole la tua voce delicata, da bambina. Ti penso, amore, sarai arrivata già stamattina. Era tutto come ti aspettavi, vero? Mi conosci, quando mi metto in testa una cosa divento un perfezionista, e voglio che tutto vada come l'avevo immaginato, nonostante i possibili impedimenti dell'ultimo momento, nonostante qualcuno possa scoprire questo mio cuore che vola altrove, che cerca una carezza, che si prepara a realizzare il primo tradimento della sua vita. Con te. Ho ancora scolpite nella testa quelle tue parole, così nette, decise, mi avevi spaventato, all'inizio di tutto:

*
"Continuiamo a camminare insieme su questa via, a tenerci compagnia, a condividere pensieri, passioni e sogni E' tradimento tutto questo? No, nella maniera più assoluta! Già ti ho spiegato che, secondo il mio modo di vedere le cose, il peggior tradimento è quello che faremmo a noi stessi privandoci di qualcosa che ci fa star bene. E anche se fosse mi interessa? Ancora una volta la risposta è negativa "
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Stavolta non ho scuse, devo mettere da parte la mia razionalità, e finirla con tutti i ragionamenti, i bilanciamenti, le valutazioni, i pro e i contro, i vantaggi e gli svantaggi. Il cuore non ama pianificazioni, non procede a tappe ma a scosse elettriche, a fulmini, a burrasche e mareggiate. E' sempre pronto a corse a perdifiato e a fughe improvvise, non appena lo si voglia lasciar fare, rendendolo libero di decidere.
Sono le tre del pomeriggio, e starai partendo dall'albergo che ho scelto per il tuo fine settimana. Indosserai, come d'accordo, dei pantaloncini corti, una coloratissima polo e le scarpe da ginnastica, hai la pelle già abbronzata, e la borsa piena di tutto quello che non riusciremo ad usare. Immagino la tua sorpresa, stamattina, dopo essere stata accolta come una principessa dai gestori dell'hotel. Ho prenotato per due, ma considera il mio imbarazzo a salirci con te, in quella camera, io che non ho mai frequentato i luoghi degli amanti. Per questo so che vivremo tutta la notte al mare, fino ad incontrare l'umidità che l'alba porterà con sé, sperduti per un giorno, introvabili da tutti. Anche in albergo potrebbero chiedersi perché la camera, seppur pagata, così elegante e piena di luce, rimarrà vuota, questa notte. Semplicemente perché non abbiamo bisogno di altro che non sia il nostro noi, oggi.
Ti ho spiegato bene come arrivare qui da me, dove sono ora, affacciato a questo mare che si fa inghiottire dal cielo, un capovolto e luccicante ingorgo di nuvole. Hai trovato un biglietto d'autobus, sul comodino, e poche istruzioni che avevo consegnato alla reception, prima che tu arrivassi. La fermata è poco distante, attendi quel pullman e controlla le fermate. Scenderai lungo la strada che costeggia il mare e mi troverai, semplicemente così, dopo aver attraversato la strada. Incontrerai una solitudine. La mia. Quella che conosci solo a parole, quella che hai amato fin dal primo contatto, quando hai voluto rispondermi. Entrando per la prima volta in me.
Eccoti, ti ho vista, finalmente ci sei. Anche tu mi hai individuato, per forza!, non potrebbe essere altrimenti, sono l'unico che cammina nervoso dall'altra parte della carreggiata. Io e te, lungo una strada a picco sul mare, spettatori dell'incontro i pochi automobilisti che ci scivolano accanto senza badare a chi siamo e al perché siamo finiti in questo fazzoletto di arbusti, ingoiati dal sole, a picco sul mare.
"Ciao S., ben arrivata. Come stai?" mi baci sulla guancia, mi sorridi, non ti spaventi di me, mi conosci già bene. Conosci i miei pensieri, conosci il rispetto profondo che nutro per la donna che stai diventando. Conosci la mia timidezza, e puoi intuire la battaglia interiore con cui sono arrivato qui, da te, fino a noi. Non ricordo di chi sia stata l'idea, stravagante e folle, di organizzare un bagno assieme, nudi, in una spiaggetta deposta ai piedi di una trafficatissima strada che costeggia il mare. Forse l'idea era stata mia, ma poi tu avevi accettato di buon grado, non me lo sarei mai aspettato. Avevi proprio sognato questo momento, e non ti eri fatta scrupoli a raccontarmelo, in nome della libertà che è sempre stata alla base della nostra intensa relazione di parole. Scrivevi, alcune settimane fa:

*
"Stanotte ho dormito per la prima volta da giorni un'intera nottata tranquillamente senza svegliarmi. Ho pero' fatto un sogno. E credo davvero di avere sognato te mio caro...
Ovviamente nel sogno eri solo una figura confusa. Che nemmeno saprei descrivere, ma nel sogno io sapevo che eri tu! Ero là, sulla spiaggia. La famosa spiaggia in cui mi vedevo pochi giorni fa quando avevo la voglia matta di fuggire da tutto. Stavo fissando il mare, ad un certo punto dei rumori vicino a me mi incuriosirono e vidi una figura che mi si avvicinava. Eri tu, lo sapevo. Eri a pochi metri da me e io, ridendo di gioia infinita mi buttai fra le tue braccia ... mi tenevi abbracciata, senza parlare, anche io non parlavo. E poi ci buttammo nudi in mare insieme "
*

Prendimi per mano, dai, e scendiamo giù. Vedi, dobbiamo andare là, dove le onde accarezzano gli scogli, e dove tutto è rimasto selvaggio. Vuoi? Ci aiuteremo a vicenda lungo il percorso, leggermente scosceso. Se ti va, ti prendero' per i fianchi nei punti più impervi (e lo faro' accarezzandoti di nascosto, nella vana speranza di non essere notato), vedro' di accompagnarti a braccetto per non farti scivolare giù, tra i sassetti del ripido sentiero e le piante ribelli. Hai il corpo di una ragazzina, e gambe tornite ed eleganti che potrebbero salire e scendere decine di volte questo dislivello. Non hai bisogno di me, con le energie dei tuoi anni, ma ci siamo scelti, e voglio accompagnarti dove vorrai portarmi, fino al punto in cui le nostre solitudini si riconosceranno.
Ci sono delle grosse funi, appendiamoci e scivoliamo giù, piano. Davvero morbide, le tue gambe e quei pantaloncini così corti, poi! Ma hai indossato davvero il costume? Posso solo sfiorare il tuo corpo con le dita, c'è troppo buio per osservarti bene, lungo questo tragitto ricavato tra alberi aggrappati alle rocce, in una simbiosi maledetta, apparentemente impossibile, quasi come la nostra. Afferra la corda, e stringi la mia mano; e non ridere, tesoro, altrimenti scivoleremo nel burrone, e non era in programma, o non così presto! Ora affacciati e guarda giù. Lo vedi quello spuntone di roccia, ce la fai a scorgerlo? Sarà la nostra isoletta, il rifugio su cui costruiremo un ricordo. Potremmo raggiungerla a nuoto, arrampicarvici sopra, prenderne possesso. Nessuno oserà avvicinarsi. Ci stenderemo sopra, al sole. Io e te. Guardandoci, finalmente, negli occhi, e specchiando divertiti i nostri corpi negli altri due, simili a Narcisi, che il mare proverà a restituirci. Quanti siamo adesso: due, quattro e saremo mai unità?
Ecco, sta ormai finendo il lungo tunnel che scorre a zig-zag tra la fitta vegetazione pensavi forse di trovare vipere, ragni giganti, pipistrelli, lungo il percorso? Ma no, non c'è nessuno qui, solo silenzio, solo odore di vegetazione, solo i nostri respiri, vapori umidi di desiderio. Laggiù, vedi, ci sono dei gradini di roccia, e finalmente saremo al mare. Attenta ai sassi, adesso, e cammina piano, non storcere troppo le tue delicate caviglie.

"Ecco, appoggio le mie poche cose qui, cosa dici?" Meno male che ho portato dei tappetini di plastica, tipo quelli che si usano nelle palestre, per non percepire troppo la tortura proveniente dagli spigoli dei sassi più aguzzi. Ho con me, nello zainetto, il quotidiano che non mi farai leggere, e la cartellina piena della tua scrittura, che diventerà a quattro mani, oggi. Cosa mi scriverai, dopo? Soprattutto, quali parole disegnerà l'inchiostro delle tue voglie sul mio corpo? Riusciremo a descrivere con lucidità questi momenti, o ci torneranno in mente, nei giorni a venire, dei lampi di sensazioni, da catturare subito prima di essere persi per sempre?
A proposito di mare ... Non te l'ho mai chiesto ... ma tu, sai nuotare? Imparare a nuotare ... e se la mia domanda nascondesse una metafora? Oggi, quando ti avvicinerai alla mia bocca per un bacio, dovro' lasciarmi andare, con te. Dovro' dimostrarti di sapere e volere nuotare nei tuoi liquidi, nei miei, nel liquido amniotico che protegge ma ingabbia gli innamorati, astraendoli dalla realtà in una grande bolla di perdizione. Ricordi quando mi scrivevi di come occorra essere recettivi alla crescita vicendevole, citando un libro famoso che avevi letto da adolescente:

*
"Ci stiamo, per rimanere in tema, addomesticando!!!! Posso essere io la tua addomesticatrice? Puoi essere tu il mio? In qualche modo lo stiamo già facendo, non credi?
Continua ad accarezzarmi l'anima, ti prego lo stesso faro' io con te Prendiamoci cura l'una dell'altro In questo modo tutto nostro, in questo modo così particolare ma che mi sta facendo stare così bene, e spero davvero che lo stesso valga per te "
*

Mi guardi, e maliziosamente mi spieghi che hai voglia. Hai voglia d'acqua, adesso. Ed hai voglia di me. Mi baci lievemente sulle labbra, all'improvviso, con una naturalezza sorprendente. Il primo bacio vero, ma è quasi rubato, non me l'aspettavo. Continua, ti prego, non permettermi di ragionare, di riflettere. Non permettermi niente che non siano emozioni.
Ridi, ti alzi e inizi a spogliarti. Sei bellissima, sai di gioventù. Solo 29 anni, da poco ... Getti via la maglietta, i pantaloncini, le scarpette di pelle bianca e i minuscoli fantasmini. Indossi un succinto costume, che tra poco toglierai. Ora vuoi me, il mio corpo. L'acqua su di me. Mi vuoi acqua, non corpo. Mi vuoi liquido, vuoi che i nostri fluidi si confondano, si mescolino assieme, in un mix di perversione e piacere. Sorridi ancora e mi inciti, spogliati, amore, dai, getta a riva tutta la zavorra che indossi, poi ti insegnero' come si affronta il mare aperto sganci il reggiseno lasciando libero il tuo seno morbido e sodo, e ti sfili anche l'altro pezzo del costume, quasi ad imitare una sirena ammaliatrice. Anch'io ho voglia di nuotare con te. Forse, ho semplicemente voglia, senza aggettivi, senza propositi, senza attese. Ho voglia e basta. Cosa mi farai, in quell'acqua gelida? La pioggia di ieri avrà infreddolito il mare. Il gabbiano è ancora lì, sulla punta della nostra isola, e ci osserva curioso, nudi come siamo, mentre camminiamo tra le pietre aguzze, tentando di raggiungere i ciottoli più piccoli, depositati sulla riva. L'acqua è trasparente, e il fondale di sassi chiari ci permette di osservare i piccoli pesciolini che scodinzolano tra le nostre gambe. Ti osservo di schiena, sei bellissima, con i lunghi capelli mori raccolti da un grande mollettone, la nuca scoperta. Hai i glutei sodi che scattano decisi, cammini sicura, sei più prudente di me nello spostarti tra i sassi annegati dal mare. Non immagini quanta voglia avrei di afferrarti da dietro, per stringerti a me con entrambe le braccia, in attesa di vederti reclinare il collo in modo da permettermi di appostarvi un tremolante contatto di labbra. Ti piaccio, vero?, sembri mormorare, maliziosa, ritta di profilo, consapevole del tuo corpo. Ti guardo smarrito. Avvicinati, avvicina la tua mano. Sarà bagnata, ghiacciata, decisamente diversa dalla mia, che sarà caldissima, in ebollizione. Si fonderanno assieme, riequilibrando le differenze, le diversità. Tendila verso di me, quella mano. Sarà il segnale, l'inizio del dolce baratro che hai architettato da tempo. Mi fermo e ti aspetto, fino a quando ti avvicini e allunghi le tue braccia verso di me, per accogliermi, invitandomi ad appartenerti. A volte ci sono lievi, apparentemente banali contatti che possono far perdere letteralmente la testa, facendoci dimenticare pudori, paure, sensi di colpa. Atti che decidi di realizzare in un istante, con l'istinto, senza pensarci. Sono quelli i momenti che non dimenticherai, che cambiano il volto alla tua vita, che ribaltano ogni previsione, superano ogni fantasia, sono istanti perfetti, unici, pezzi rari, irripetibili, nel confuso mosaico che è il nostro vivere.

L'acqua, con delicati sciabordii, danza lungo la linea del tuo seno, vedo i capezzoli turgidi e estroflessi che - in sintonia con i tuoi respiri emozionati ed aritmici - emergono e si rituffano nell'acqua. Via via che continui a respirare, quei due coltelli aguzzi si affilano, e tu ti diverti a dondolarli su e giù nell'acqua, mostrandomeli eccitati e goccianti, mentre distendi le braccia per sollevare i capelli, alzando ancor di più il petto verso l'alto. Ti attendo, in silenzio, senza fiato. Bagni le tue dita, due dita, e me le passi sulle labbra, che apro lievemente. Le senti screpolate, ma non immagini la temperatura del mio corpo, quella tensione che mi provoca aridità. Ne approfitti per sfiorare la punta della mia lingua, che ha sete, sete di te. Scivoli nella mia bocca, e ti lascio fare, senza difese. Vedi, non ho paura di essere amato, e quanto ci rende stupidi e senza difese, l'amore. Sii crudele, me lo merito, puniscimi per tutte quelle donne che non ho voluto amare, che ho rifiutato per paura di me stesso, e che avranno giustizia, tutte assieme. Da te.
Mi porti un po' al largo, ti giri e ti avvicini incollando il tuo corpo al mio, siamo alti uguali; sento i tuoi capezzoli appuntiti che si sfregano sul mio petto. Sono lame gelide che tracciano i cerchi del tuo respiro. E mi baci, finalmente, sulla bocca, un lento pastoso mescolarsi di lingue, mentre accosti decisa il tuo pube al mio membro eretto. Un bacio lunghissimo, intenso, profondo, un bacio di fame, reale, a far cessare un lungo digiuno. Era il tuo sogno, ricordi? C'è sempre stata, immancabile, la scrittura, a tracciare le attese dei nostri sensi:
*
Ti scruto con uno sguardo malizioso furbetto e ti bacio Le tue labbra sanno di sale, proprio come le mie Le nostre bocche si schiudono e lo nostre lingue iniziano una piacevolissima lotta fra di loro Credo che in quel momento mi piacerebbe da matti essere una Lolita tentatrice, che si aggrappa alle tue spalle per stringerti di più a te Corpo contro corpo
*
Ti lascio completamente avvinghiata a me, nel corpo a corpo che desideravi. Ti strusci lungo il mio membro eccitato e ormai teso allo spasimo, esercitandovi delicate pressioni, per poi staccarti un attimo, istanti sempre più distanziati che mi provocano eccitazione e senso di mancanza assieme, attesa di nuovo bruciante calore dovuto al contatto con la tua pelle nuda e gelata. Come sai essere perversa, quando vuoi. Si sente quanto vorresti racchiudere il mio sesso completamente in te, modellando le mie vene pulsanti nella tua carne accogliente, fino a riempire quell'ingresso al tuo dentro le cui porte si stanno inesorabilmente spalancando, salate ancor più del solito. Mentre punti gli occhi dentro ai miei, invitandomi a non abbassare lo sguardo, seguo il tuo viso sul mio petto, e la bocca avida sui capezzoli; frughi e succhi, li afferri con i denti quasi volessi strapparmeli non mi dai modo di sfuggirti. Ma lo voglio davvero? Mentre ti avventi sul mio petto, riesco solo ad afferrare i tuoi fianchi morbidi per lasciare scorrere le mani attorno ai tuoi glutei, con cerchi regolari, aprendoli e richiudendoli, passandovi in mezzo, sfiorando solchi, aprendo varchi, infilandomi dove mi lasci fare. Accarezzo lieve la spaccatura fradicia, nascosta sotto le calme acque del mare. Non ci sono resistenze, attriti. Nessuna tra noi, nessuna nel mare. Liquido fuori di te, dentro di te, su di me. Ovunque. Forse, davvero, il Paradiso è proprio una bolla d'acqua, insonorizzata dal mondo, entro cui lasciar parlare i sensi.
Riesco ad afferrarti da sotto, ti sollevo, non pesi nulla, nell'acqua. Sei agile come un pesce, e sfuggente. Così ne approfitti per aggrapparti a me, per incastrare le tue gambe dietro alle mie. E mi sorprendi, ti inarchi morbidamente e attendi che io porti le mani nuovamente sui tuoi fianchi, per sostenerti, quasi dovessi spiegarti come si deve fare per rimanere a galla. Sembra un tuffo all'indietro, in acqua. Ma sai nuotare, allora?
Vedo i tuoi capelli che si proiettano dentro al mare, filamenti inquietanti del salice nero in cui ti sai trasformare, e quei dannati capezzoli, sempre più tesi verso l'alto, affilati, che galleggiano, simili a boe di segnalazione. Ti stacchi leggermente da me, e ti lasci andare, a braccia allargate. Ora sì, voglio sostenerti, quasi cullarti, accoccolata tra le mie braccia, mentre respiri e liberi i tuoi affanni. Lo senti, il mio sostegno? Non è solo cerebrale, adesso. Ci sono le mie braccia, che ti aiutano ad abbandonarti, tieni le orecchie sott'acqua, gli occhi chiusi. E' bello vederti serena, abbandonata ai tuoi sensi, sai che non ti posso più far male, non adesso, non con me. Perché io ti amo. Non affonderai, no, non ora. Non oggi. Il dolore arriverà, ma non in questo momento. Ora sì, posso finalmente accarezzarti il ventre, le gambe, salire muto fino alle grandi labbra, e ripercorrerti al contrario, dove i palmi delle mie mani saranno delirio, per te. Tocca a me, adesso, è il mio turno, devo dimostrarti di avere imparato la prima lezione. Mentre te ne stai ad occhi chiusi, ho appena bagnato le mie dita, e con esse raggiungo le tue sopracciglia, passando per il collo, lungo le tempie. Scrivo su di te le lettere del tuo nome, inizio dalla S. Ecco gli occhi, le ciglia, le palpebre leggermente chiuse. Le raffreddo, ne sciolgo il leggero trucco in un filo di bava nerastra. Poi le bacio, con una pressione lievissima. Come amo, questa lentezza. Non vorrei farti altro. Mi basta e mi riempie.

E' un po' che stiamo in acqua, ad imparare a nuotare. Verrà il momento in cui accadrà quello che hai atteso, che ho atteso, quando il mondo ci trascinerà in quella danza intorno al sole che pare chiamarsi Amore. Ricordi, la nostra canzone?
*
Ed è così
che il mondo ci trascinerà
in questa danza
intorno al sole che chiamiamo amore
adesso abbracciami
il mondo ci sorprenderà
con i colori
e le stagioni calde
e i giorni mai uguali
i temporali
E la tristezza passerà
la tristezza lascerà posto
a un'improvvisa felicità.
*

E adesso abbracciami, fonditi con me, danza al sole, prima dell'arrivo del buio. Il sole, gigantesca palla rossa, si sta inabissando all'orizzonte. Fammi scorrere dentro di te, e tienimi lì, tutto il tempo che vorrai, tutto il tempo necessario per dissolvere le mie paure, e sentirci un'entità unica, io, te, e il mare che ci bagna e ci accarezza. Fammi godere dentro di te, contatto fulminante di onde elettriche che si muovono tra noi, a doppio verso, accendendo i sensi. Frenesia, piacere urgente, due corpi che raggiungono insieme un unico orgasmo, abbracciati e sommersi nell'acqua, le bocche unite in un unico bacio.

Domani saremo altrove, sperduti nuovamente. E non ci ritroveremo mai più, qui, così.
Eclissi

2 commenti:

  1. Il tuo racconto più intenso...mi sembra fosse il modo giusto per aprire il blog!
    Benvenuto...era ora! :)

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  2. Grazie Manu ... è stato il primo racconto pubblicato dall'altra parte, quella da cui provengo. Quello a cui sono più affezionato, quello legato ad una Donna straordinaria ... che non scese con me in quel mare, su quei sassi. Ma Lei è ancora vicina a me, chissà se un giorno vorrà prendermi per mano e portarmi là.
    Bacetto,
    Ecli

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