venerdì 8 febbraio 2013

La collana di perle



Non era certo programmato, questo appuntamento, dopo giorni di scrittura. Complice il lavoro, tra poco ci saremmo incontrati per un sorriso scambiato dal vivo ... qualche ora tutta per noi, da dedicarci reciprocamente, senza obblighi né formalità, lasciando fluire le nostre parole, mano nella mano, riversi l'uno negli occhi dell'altra. Per settimane, la scrittura era riuscita ad illuminare i nostri due percorsi di vita, simili per certi versi, e il dialogo virtuale era fluito come se ci conoscessimo da tempo. Perché scrivere, ancora, di quello che saremmo potuti essere e non siamo ... oggi siamo qua, io e te, carne, corpo, pensieri, a metà strada in quella caffetteria sul lago che mi avevi indicato, a metà strada tra i battiti dei nostri due cuori. Anche il tempo è dolce, una giornata soleggiata e tiepida, in un inizio febbraio a tonalità pastello che odora di anticipo di primavera.

Siamo arrivati entrambi in orario, le auto parcheggiate l'una accanto all'altra, tutto come convenuto nel messaggio che avevo stampato e diligentemente custodito nella tasca del cappotto. Emozione, inaspettati brividi. Sorpresi di noi stessi, lo vedo dai tuoi occhi, mentre ti avvicini e mi sorridi - "finalmente, adesso sì che quel tuo sorriso prende forma!". Un bacio sulle guance, poi ci avviamo a braccetto nel locale, entriamo e ci accomodiamo, due anime e due caffè al cospetto del lago che, argenteo, smotta raggi di sole riflessi sulla sua pacifica superficie. Il paesaggio circostante è pura magia. Parliamo un poco di tutto, forse di niente perché raccontarsi sarebbe impossibile in una manciata di minuti, tutta una vita dentro non ci sta. Ad un tratto, il tuo sguardo si intorbidisce e la voce articola, tagliente, senza cedimenti, una proposta che non attendevo ma a cui non avrei potuto dire di no: "non molto distante ... c'è una casa persa nel vento ... accompagnami", sussurri, accarezzando la collana di perle che porti attorcigliata al collo. Rabbrividisco perché ripenso fulmineamente ad un'immagine, una sorta di reciproco pensiero erotico che ci eravamo regalati, all'inizio della nostra conoscenza virtuale ... Non ho tempo per ragionare troppo, oggi ... mi prendi per mano, mi rapisci con un sorriso e in pochi minuti ci ritroviamo in un luogo silenzioso, dentro cui bisbiglia solo un impertinente alito di vento. "Aspettami ... salgo per prima a sistemare ...", i tuoi occhi continuano a brillare di una malìa inaspettata, scintillano. Avresti aperto le imposte chiuse da Capodanno, ultimo giorno in cui hai festeggiato il Nuovo Anno con la tua famiglia, e avrei dovuto attendere un tuo squillo passeggiando sulla riva del lago circostante; lasciato lì, un impressionante silenzio attorno, il cuore in gola, e pensieri in ebollizione ... "Ma dico ... dico ... come ti è venuto in mente di farti accogliere, qui, in un posto sconosciuto, così vicino alla sua casa al lago?", penso. 


Mi ero quasi dimenticato di quella notte, pregna dei nostri deliri virtuali, quando avevi accarezzato la mia immaginazione dicendomi che ti sarebbe piaciuto aspettarmi in un luogo lontano dal tempo e dal roboante scorrere della vita; là, dove avevi già in mente, ti avrei trovata quasi nuda, coperta solo da un lungo filo di perle bianche, in totale contrasto con le decolleté nere che non ti saresti tolta, il bianco della pelle dei tuoi piedini che si infila in quella, più scura, delle scarpe dal tacco smisurato. Avrei trovato quei fili di perle attorcigliati al tuo collo, a impreziosire il tuo seno importante, sodo come nelle immagini con cui acuivi la mia voglia di te. Il tuo gioco, ora lo ricordo nitidamente ... avrei potuto staccare quella collana, e girovagare ovunque sulla tua pelle lattea, scorrendo sull'autostrada del tuo ventre, lungo la schiena piena di avvallamenti, arrovellando le perle lungo le tue gambe tornite, fino alle cosce morbide, e poi e poi ... dove mi avrebbe portato, quel gioco? Dappertutto, mi scrivevi, aggiungendo tante faccine sorridenti ...
Quella notte, nell'unica chat in cui, di fatto, mi avevi consegnato il sogno di incontrarmi, mi avevi letto una tua pagina di appunti, scritti in ufficio accarezzando la collana di perle che tenevi al collo ...

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Un filo di perle è anche naturalezza e spontaneità, qualcosa di semplice ma prezioso nel suo aspetto così regale. Non ha bisogno di altro, è completo e perfetto da sé ... Scivola così bene sulla pelle, sia del petto che della schiena, ondeggiando inseguendo linee; sui glutei tondi, s'impiglia dolcemente, fra di essi sospende di rotolare e s'adagia catturato da quell'insenatura.
Attorno alla vita, sui fianchi come fosse cintura, un filo di perle sottolinea la femminile natura, prospera di madre ed amante ... morbida come il filo sorretto dalle anche, così sospeso e ciondolante da un lato cinge il ventre caldo e odoroso di sesso.
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Ecco lo squillo, raggiungo il cancello e lo spalanco col cuore in gola. La porta è socchiusa, e così quella d'ingresso. "Sali le scale, ti sto aspettando", sento la tua voce gioiosa, e quando ti ritrovo, in quella camera dai mobili chiari, luce nella luce, mi rivolgi uno sguardo bruciante e mi inviti con fermezza a spogliarmi, a coricarmi sotto quelle lenzuola bianche, senza paura. Accanto a te. Nudi entrambi. Non una parola in più. Basta parole.
La camera ha gli scuri di legno spalancati, fuori il lago è agitato dal vento, il sole balugina tra le tende, solleva pulviscoli di polvere, e mi consente di osservarti, nei chiaroscuri provocati da quei pochi mobili, fragranze di legno antico. Hai quella frangia sbarazzina che ricade sui tuoi occhi ed un sorriso invitante, completamente diverso da quello con cui mi hai accolta, solo poche ore fa. Osservo le tue mani, ricordo quanto ti piaccia disegnare a matita e una sera eri persino rimasta sveglia fino a notte fonda per completare un istante di ispirazione. Sul tavolino accanto alla pesante porta d'ingresso c'è un disegno, credo sia per me, ecco, ora riesco a collegare tutto: un corpo di donna, ritratto di schiena, su cui penzola un lungo filo di perle bianche. Le stesse che indossi adesso, sul tuo corpo nudo. Le stesse che dovrò ricordare, nei miei "per sempre", osservandoti nel bianco e nero che hai composto su quel foglio di carta destinato a me, appuntandovi un luogo, una data, una lettera, E.

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Bianco e nero, come la china indelebile ed il foglio imbrattato; i tasti di un pianoforte (lo adoro); un abito e la pelle bianca (come anche il contrario); decolleté ed il piede avvolto; occhiali e i bianchi denti di un sorriso; un filo di perle ed un collo affusolato ...
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Mi inviti ad abbracciarti, dopo aver ammirato il mio corpo nudo, la pelle delicata e sottile dei glutei, il petto non eccessivamente scolpito, questo mio corpo così adolescenziale, pur in presenza di un'età adulta. Ti bacio come so fare, con un lieve sfioramento di labbra; dischiudi le tue, e sento naturale leccarti come un bambino che per la prima volta riconosce il nettare della sua sopravvivenza, la medicina per guarire il suo tormento interiore. Leccare delle labbra, prendersi quel lieve filo di saliva da cui sono avvolte, senza foga, ma non senza pathos ... labbra nelle labbra, succhiando quella morbida pelle sottile, con la lingua palpando il piacere di quel contatto sconosciuto fino a poco tempo fa, ora piacevole scoperta. Un morbido conoscersi e ri-conoscersi in attesa di sfogare il delirio. Capisco solo adesso cosa intendevi quando, parlandomi di labbra, mi invitavi a soffermarmi sulle sensazioni che ogni affondo porta di volta in volta, assaporando quel contatto assieme a lente carezze tra i capelli sciolti e le spalle, giù fino a toccare ogni centimetro di pelle calda. Occupato in quei baci ne riesco a percepire tutto il calore e la morbidezza offerta, in contrasto con le perle dure della collana, che sbattono suoi tuoi capezzoli eccitati, aghi turgidi che s'ergono verso l'esterno lasciandosi mordere dalle mie dita. Sento che sta sparendo il tempo, attorno a noi. Oggi sono così, non voglio saperne del tempo. Il tempo dell'amore scorre diversamente, ferma gli orologi, incastra i meccanismi, trasforma i battiti, sceglie prioritariamente i rintocchi del cuore. Il nostro tempo è quello dei pazzi, che non sanno dove stanno ma sanno che il centro è in loro, e sono presenti alle sensazioni del loro esistere. Bambini stupidi, per sempre.

Ti allontani ora dalla mia bocca, ti sollevi in un fruscìo di lenzuola e raccogli i morbidi capelli serici, lunghi fino a mezza schiena, confusi tra i seni e le perle della collana che fino a poco fa sentivano le mie mani palpare la sfericità di due superfici distinte, senza vederle. Il tuo seno segue le pulsazioni del respiro, lievemente ansimante, chissà cosa circolerà nei tuoi pensieri, immersa in me. Afferri delicatamente quel lungo filo di perle, attorcigliandone parte sul mio polso, e ti giri di schiena, ancora una volta raccogliendo i capelli, liberando la nuca, perché sai che la adoro, scoperta, fragile. Stacco la chiusura della collana ... Partirò da lì, per una lenta discesa necessaria a conoscere il tuo corpo, a familiarizzare con la tua pelle, a carpire tutte le vibrazioni che guizzeranno come fulmini dai tuoi pensieri. Muovo quei fili di perle come un serpente che scivola lungo la tua colonna vertebrale, una vertebra alla volta, sbandando sulle scapole, scivolando nel baratro dei tuoi fianchi morbidi, risalendo sui glutei sodi, e da lì, tra l'anello dell'ano e il centro della tua femminilità. Divarichi le cosce quanto più possibile, e sollevi le gambe, per ricevere i miei baci, per riprendere contatto con le mie labbra. Ti lecco dal piede alla caviglia, attorno alla pelle della scarpa che accoglie le tue dita, e continuo a passare tutte le perle, una dopo l'altra, dove vedo la trasparente umidità della tua spaccatura, umidità con cui disegni aloni sul lenzuolo, non potendone ormai più. Mentre ti giri, lentissima, prendi un capo della collana e trascini qualche perla tra le grandi labbra, assieme alle tue dita che lasciano correre le perle quasi fossero gocce di rugiada nate dal tuo sesso. Mi inviti, con voce rotta dai sospiri, a toccarti lasciando che le mie dita riprendano il filo e scivolino come le perle tra le pieghe del tuo sesso umido e gonfio, bagnato di umori, rigoglioso di voglie.

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Un filo di perle ... sinuoso si muove ed accompagna quell'intercalare dei passi, leggeri o sostenuti eppur così sempre femminili e delicati nel loro lasciar ondeggiare quasi le perle tornassero nel loro ambiente naturale ... tra le onde, la schiuma del mare o le correnti dei fiumi.
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"Sfilale piano, lentamente, senza fretta", mormori con un respiro flautato, mentre avvicini le dita alla mia bocca; accolgo le tue dita bagnate e vischiose, le succhio, ne assaggio il tuo godere impigliato sulla pelle. Una perla alla volta, riconsegnata tra le mie dita, bianca pallida e madida di te. Sarà così che scatenerò il tuo primo, devastante orgasmo.

Toccherà a me, adesso, siamo qui per noi ... ancora le perle, il tuo sapore sul mio viso, sul mio collo, attorno ai capezzoli, lungo il ventre, attorcigliate e strette sul mio membro turgido ed in attesa. Fino a quando, sì, un fiotto di perle di me, del mio piacere vorrei si riversasse sulla collana, sulla tua lingua avida, mentre manterrai i tuoi occhi conficcati nei miei. Stringendomi addosso quelle perle, prendi con la mano il mio sesso duro e cominci a masturbarmi facendo rotolare anche le perle lungo l'asta ... vorrei scivolare su di te ma mi piace questo prenderti cura del mio piacere acceso ed intenso. Brividi inaspettati, di nuovo; cingi tra le labbra la cappella liscia e completamente esposta, la palpi con la tua lingua avida, circoscrivendo cerchi serrati sulla pelle tesa, la lecchi ponendo la punta guizzante tra le spirali disegnate dalla collana di perle che ricoprono, in parte, l'asta eretta; catturi pulsazioni incontrollate lasciandole vibrare in bocca; affondi nel contempo srotolando, lasciando sfilare le perle disposte a filo ... invischiate di saliva ed eccitazione.

Poi, d'improvviso, mentre ti accarezzo delicatamente i lunghi capelli, senza alcuna pressione per invogliarti a spingerti oltre, nella serenità e nel silenzio di quella camera, sfili piano, lentamente, la tua bocca dal mio membro. Inizi a imperlarlo di piccoli baci, ricchi di passione, stringendolo a mani giunte. E non trascuri le mie mani, che lecchi con la punta della lingua passando sul palmo e poi un dito alla volta, tra le dita, attorno ai miei polsi. Ti giri di schiena e mi sussurri di abbracciarti, sospiri che vuoi sentire il calore delle mie voglie deliranti spegnersi, incollato a te, incollata a me. Che pioggia sensuale, i tuoi capelli che ricadono sul mio corpo. Stringerti, avvolti così.

E' questa, l'ultima immagine di noi. Abbracciati, i corpi vicini e delicatamente appoggiati, il mio membro che si fa sentire, pulsa ma non ha il permesso di andare oltre, e non lo vuole, perché è il tuo benessere che vale questo istante di felicità. Tienimi anche così, oggi, accanto a te, a giocare con ghirigori di perle sulle spalle, la collana che stuzzica i capezzoli turgidi, e penzola sui seni morbidamente distesi da un lato, le tue gambe incastonate tra le mie. Adesso sì, puoi finalmente chiudere gli occhi, per addormentarti, spegnendoti in un sorriso.

Resteremo ancora qui, a giocare, in attesa di noi ... perché il tempo, oggi, non esiste ...

A&E

(una scrittura a quattro mani, pennellate di un diario di viaggio)