giovedì 21 giugno 2012

Il meccanismo dell'altalena

http://www.youtube.com/watch?v=WpG6uIHOPOE

[Sandra, Secret Land]


Chi di voi frequenta ancora le altalene, come la protagonista, bellissima e seducente, del brano che starete certamente ascoltando? Io sì, sì. E spesso questo avviene davanti al mare, quando il vento soffia impertinente.

Immaginate il mio luogo di volo come una sorta di esagono d'altalene, le gambe che spingono il corpo sempre più in alto, il desiderio è di arrivare su, su, sentire l'aria farsi sempre più sbarazzina, il viso rosso, gli occhi che lacrimano, e salire, salire, alla ricerca di chissà cosa.
Ma poi, ecco, improvvisa ma prevista, la forza che ci porta rapidamente indietro, condannandoci, a ritroso, a riflettere su quel nostro eccessivo desiderio di andare oltre, più su. Fino a dove potremmo mai spingerci, mi sono sempre chiesto ... e perchè questa maledizione di dover procedere a stadi, due passi avanti, uno indietro, così nella vita, nelle scienze, spesso nell'amore.

Se ci si spinge molto avanti magari si arriva ad incontrare il corpo (l'anima in casi eccezionali) di un altro essere, lanciato come noi partendo da un lato diverso dell'esagono, anche lui alla disperata ricerca di un contatto, di una breve condivisione, di un'affinità. Di un tocco. Eccolo, individuato, è lui ...

Se si vuole arrivare ancora più in là, dove la nostra altalena sembra non consentirlo, dove sembrerebbe vietato dalle regole imposteci, beh, sentiremo le catene rilasciare l'asse su cui sono fissate, e poi tendersi, con forza.

Prima avvertiremo la sensazione di esserci staccati dal nostro mezzo di volo, un tuffo in alto, liberatorio, poi un rumore sordo di catene, uno strappo a fondo, che ci farà vibrare completamente, quasi un ceffone.
Inizialmente sarà un attimo di Paradiso, il momento tanto atteso, non sembrano esserci più barriere, vincoli, limiti, stiamo volando, felici come bambini, forse è amore. Subito dopo, ecco la discesa, inevitabile, eccoli i nostri Inferi. Scenderemo giù, col cuore che batte forte per quell'istante strappato all'impossibile, e rammaricati per l'ennesima dimostrazione che, quel Paradiso, è solo un attimo di coraggio, una scelta da pazzi di cercare ancora un oltre, un di più. Chi ce l'ha fatto fare, ci racconteremo guardando in nostri occhi di dolore, nello specchio riflesso della nostra anima.

Continueremo però a cercare, a sperimentare, a studiare, a percorrere altre strade. A sfidare il pensiero, il destino, l'amore, tutte le sue varianti. A salire un passo ancora, fino ad una meta che è solo percorso, e magari neppure esiste.

Passi indietro e nuove spinte in avanti, Paradisi e Inferni.

Sembra di vivere su un'altalena ... non vi pare?

Tutte queste riflessioni nascono dalla lettura di una splendida poesia, che vi riporto e che lascio al vostro risveglio. Intanto, consentitemi di gustare la cantante, che è stupenda. Un sogno, direi.

Eclissi


LE ALTALENE
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Le altalene non fanno notizia,
sono semplici come un osso
o come un orizzonte,
funzionano con un corpo
e a mantenerle basta
una mano di vernice ogni tanto;
ogni generazione le dipinge
d'un colore diverso
(per ravvivarsi l'infanzia)
pero' le lascia come sono,
non si fanno ricerche su nuovi
tipi di altalene,
non ci sono le gare
di altalene,
non si danno lezioni
di altalena,
nessuno si ruba
le altalene,
la radio non trasmette
cigolii di altalene,
ogni generazione le dipinge
d'un colore diverso
per ricordarsi di loro,
che iniziano i bambini
alle parentesi,
alla malinconia,
all'inutilità d'ogni sforzo
di essere diversi;
in cui i bambini bruciano
le proprie riserve d'impossibile,
le ultime metamorfosi,
fino a che un giorno, senza una goccia
d'umidità, scendono
dall'altalena
verso se stessi,
verso quel nome proprio
più vero per ciascuno, verso
la morte ancora lontana.

Fabio Morabito

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