http://www.youtube.com/watch?v=WpG6uIHOPOE
[Sandra, Secret Land]
Chi di voi frequenta ancora le
altalene, come la protagonista, bellissima e seducente, del brano che starete
certamente ascoltando? Io sì, sì. E spesso questo avviene davanti al mare,
quando il vento soffia impertinente.
Immaginate il mio luogo di volo come
una sorta di esagono d'altalene, le gambe che spingono il corpo sempre più in
alto, il desiderio è di arrivare su, su, sentire l'aria farsi sempre più
sbarazzina, il viso rosso, gli occhi che lacrimano, e salire, salire, alla
ricerca di chissà cosa.
Ma poi, ecco, improvvisa ma prevista, la forza che ci
porta rapidamente indietro, condannandoci, a ritroso, a riflettere su quel
nostro eccessivo desiderio di andare oltre, più su. Fino a dove potremmo mai
spingerci, mi sono sempre chiesto ... e perchè questa maledizione di dover
procedere a stadi, due passi avanti, uno indietro, così nella vita, nelle
scienze, spesso nell'amore.
Se ci si spinge molto avanti magari si
arriva ad incontrare il corpo (l'anima in casi eccezionali) di un altro essere,
lanciato come noi partendo da un lato diverso dell'esagono, anche lui alla
disperata ricerca di un contatto, di una breve condivisione, di un'affinità. Di
un tocco. Eccolo, individuato, è lui ...
Se si vuole arrivare ancora più
in là, dove la nostra altalena sembra non consentirlo, dove sembrerebbe vietato
dalle regole imposteci, beh, sentiremo le catene rilasciare l'asse su cui sono
fissate, e poi tendersi, con forza.
Prima avvertiremo la sensazione di
esserci staccati dal nostro mezzo di volo, un tuffo in alto, liberatorio, poi un
rumore sordo di catene, uno strappo a fondo, che ci farà vibrare completamente,
quasi un ceffone.
Inizialmente sarà un attimo di Paradiso, il momento tanto
atteso, non sembrano esserci più barriere, vincoli, limiti, stiamo volando,
felici come bambini, forse è amore. Subito dopo, ecco la discesa, inevitabile,
eccoli i nostri Inferi. Scenderemo giù, col cuore che batte forte per
quell'istante strappato all'impossibile, e rammaricati per l'ennesima
dimostrazione che, quel Paradiso, è solo un attimo di coraggio, una scelta da
pazzi di cercare ancora un oltre, un di più. Chi ce l'ha fatto fare, ci
racconteremo guardando in nostri occhi di dolore, nello specchio riflesso della
nostra anima.
Continueremo però a cercare, a sperimentare, a studiare, a
percorrere altre strade. A sfidare il pensiero, il destino, l'amore, tutte le
sue varianti. A salire un passo ancora, fino ad una meta che è solo percorso, e
magari neppure esiste.
Passi indietro e nuove spinte in avanti, Paradisi
e Inferni.
Sembra di vivere su un'altalena ... non vi pare?
Tutte queste riflessioni nascono dalla lettura di una splendida poesia,
che vi riporto e che lascio al vostro risveglio. Intanto, consentitemi di
gustare la cantante, che è stupenda. Un sogno,
direi.
Eclissi
LE ALTALENE
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Le altalene
non fanno notizia,
sono semplici come un osso
o come un
orizzonte,
funzionano con un corpo
e a mantenerle basta
una mano di
vernice ogni tanto;
ogni generazione le dipinge
d'un colore
diverso
(per ravvivarsi l'infanzia)
pero' le lascia come sono,
non si
fanno ricerche su nuovi
tipi di altalene,
non ci sono le gare
di
altalene,
non si danno lezioni
di altalena,
nessuno si ruba
le
altalene,
la radio non trasmette
cigolii di altalene,
ogni
generazione le dipinge
d'un colore diverso
per ricordarsi di loro,
che
iniziano i bambini
alle parentesi,
alla malinconia,
all'inutilità
d'ogni sforzo
di essere diversi;
in cui i bambini bruciano
le proprie
riserve d'impossibile,
le ultime metamorfosi,
fino a che un giorno, senza
una goccia
d'umidità, scendono
dall'altalena
verso se stessi,
verso
quel nome proprio
più vero per ciascuno, verso
la morte ancora
lontana.
Fabio Morabito
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