Ieri pomeriggio, tornato a casa, avevo voglia di una Donna che mi togliesse la camicia bianca. Piano, lentamente.
Che passasse le sue mani sui miei capezzoli, sfiorando il
tessuto bianco e il mio corpo. Facendoli inturgidire con la sua saliva, la sua
lingua. La sua voglia.
Avrei voluto sentirmi baciare su tutta la schiena, dal
collo, alla nuca, morsi alternati ad una lingua curiosa, bagnata, a scendermi
fino al culo, per morderlo impietosamente lasciandomi le tracce dei suoi denti.
Dappertutto.
Avrei voluto che mi odorasse, come una bestia in calore,
alla ricerca di un corpo su cui sfamarsi, assetata dei miei liquidi, che da lì
a poco avrebbe fatto sgorgare a fiotti. Senza controllo. Senza misura.
Avrei voluto che me la togliesse, quella camicia bianca,
impregnata del mio odore dopo averla tenuta un giorno sulla mia pelle. Bottone
dopo bottone. Strappando anche tutti i bottoni, ma uno alla volta, sfiorando ad
ogni asola la mia pelle con le sue unghie curiose.
Avrei avuto voglia di sentirla scoprire tutte le mie
voglie per lei accogliendomi nella sua bocca.
Vorrei, ora, che sono nuovamente qui, con una diversa
camicia bianca, che lei la togliesse subito e mi entrasse dovunque, fino al cuore. Fino dove riuscirà a spingersi.
Non voglio essere continuamente candido, come quella camicia.
Voglio che vada dentro di me, a illuminare tutte le mie
ombre.
A insinuarsi negli angoli oscuri di me.
In modo naturale. In modo osceno. Senza che io possa
capirci più nulla.
Senza che io possa accorgermi del passare del tempo.
Voglia di essere nelle sue mani. Nella sua bocca. Per un
tempo infinito.
Senza più niente che non sia la mia pelle.
Senza più altro scopo che restare stretto a lei.
Eclissi