domenica 9 dicembre 2012

Dopo la neve





Appunti erotici mentre il treno corre …

 *
 
Si scioglierà la neve
E rinascerai così
Ad occhi aperti il buio si attraverserà
Torna a parlarmi dolcemente
Stringo aria, stringo niente
Senza di te

[Anna Oxa, Dopo la neve]

http://youtu.be/y5MCH9Mci6M


(8 dicembre, viaggiando)

Giornata freddissima, quella odierna. Ho registrato, sul viso e sul mio telefonino, i segni e le voci di un vento fortissimo, impetuoso, impertinente. Ne posso così riascoltare la forza, interpretare parole trasformate in alito e soffio, in quel grigio suo turbinare. E poi ho incontrato la neve, tanta ... fiocchi soffici ma gelidi, punture di ghiaccio, purezza che, toccando terra, si sporca e si macchia, come tutti noi, vivendo. Il treno corre e, talvolta, sembra quasi un rompighiaccio, con il suo ondeggiare tra fili elettrici da cui raspa via neve gelata. Fuori dal finestrino, il mio sguardo assente compone un puzzle di panorami e luoghi noti, mettendo assieme luci giallastre e lingue bianche che la sera trasformerà in temibili lame di ghiaccio.

Osservo la copertina di un giornale, e mi sembra di vederti. Ripenso a quei tuoi capelli, ricci e da sgrovigliare, foresta nera corvina che mi ha travolto in più di un'occasione e che si impossessa dei miei sguardi quando vagano, tra gente sconosciuta, per riconoscere chi vorrei mi fosse accanto.
Immagino i tuoi occhi ricolmi di un verde intenso, e quel sorriso, impreziosito da labbra rossissime, un po' ingenuo e un po' malizioso, con cui mi hai fatto capire di volermi. Basta poco, lo sai, e le mie fantasie, di cui sei improbabile ma unica e discreta protagonista, si scatenano all'improvviso, maledettamente perverse. Ti penso e la scrittura sembra sfuggirmi di mano, diventa necessaria, urgente, un'esigenza simile a respirare, comparabile a quelle voglie intense che ti colgono improvvise, costringendoti a masturbarti fino al completo svuotamento. Le parole, che inizio a scrivere su un foglio di carta, partono sempre dalla donna impeccabile che appari ogni giorno, quando sei madre attenta e donna senza ombre, e finiscono all'altro capo di te, quello che hai scoperto un po' tardi, quello che ti spinge ad essere affamata e troia, senza inibizioni. Ed è accanto a questa femmina compiuta che la mia scrittura erotica trova rifugio, comprensione, accoglienza, pazienza di ascolto. Trova soprattutto risposte, perché giochiamo ad intessere fantasie vicendevoli, l'uno punge e l'altra reagisce, in un vortice a spirale, che si fa stimolazione incessante, trasfusione di parole che aiutano a sopravvivere, a riempire i vuoti che non possiamo colmare assieme ...

Nevica, in questo chalet di montagna, sperduto, volutamente irraggiungibile. Le nostre automobili sono ricoperte di neve, e tutt'attorno c'è il silenzio tipico delle montagne, quel suono leggero e smorzato di lievi fiocchi che si depositano delicati, stratificandosi poco per volta.
Esco in terrazza, e raccolgo un pugno di neve.
Lo porto qui, accanto al tuo corpo nudo, beatamente rilassato in attesa del banchetto, dell'ingordo nutrirci attraverso il filo erotico delle reciproche voglie.

Vampiri di desiderio, io e te.

Pensa a quale delirio provocherebbe una manciata di questa neve adagiata sulla tua fessura bollente ... si scioglierebbe, la scioglieresti, urleresti per il freddo pungente man mano che i granelli andrebbero a depositarsi sulle carni bollenti e poi domeresti quella sensazione dolorosa restituendoti liquida, acqua intrisa di voglie, colata lavica di distillato, trasparente, salato piacere.
E vorrei spargerne altra, di neve, proprio lì, sul tuo ventre accogliente, nel pozzo oscuro dell'ombelico già intriso dai sudori del nostro primo delirio. Impossibile calmarci, quando riusciamo a mettere insieme poche ore tutte per noi. Io e te ci siamo necessari e bastevoli, indispensabili per placare l'attesa, la distanza, l'ansia, per trovare uno sfogo a quella disperazione che imbratta i nostri occhi mentre pensiamo "ti prego, troviamoci ovunque, e prendimi". Iniziamo sempre così, rabbiosamente, l'uno nell'altra, senza parole, penetrandoci con un colpo secco, immediato, e poi, stingendo la rabbia del possesso, trascorriamo istanti eterni incastrati dentro di noi, in un gioco di sguardi che genera osceni propositi, e lenti movimenti per conficcarci fino in fondo, fino a dove ci sarà consentito. Vi sarà mai un limite, al nostro entrarci dentro?

Nevicarti addosso ... è questa la fantasia che la mia mente compone mentre il treno corre, mentre scorgo neve dappertutto. Avrei voglia di inondare il tuo seno di tanti pizzichi ghiacciati, scariche di piacere a cadenze impreviste. Urlerai ma non potrai muoverti, e del resto mi hai chiesto tu di legarti le mani sopra la testa con il foulard rosso con cui, all'arrivo, ricoprivi la tua inebriante e profumata scollatura. Sei arrivata qui, pazza e paonazza, indossando solo quel foulard rosso come le tue unghie, e quel piumino lungo fino alle ginocchia, a nascondere una pressochè totale nudità di intimo e vestiti. Che puttana sei, quando ti impegni a sedurmi, quando godi a vedermi schizzare voglia di sesso impellente dagli occhi, frustato da immagini tanto intime che difficilmente riuscirei a rendere con la scrittura.
Ti colpisco ripetutamente, polverizzando cristalli di neve sul tuo seno. Hai i capezzoli già inverosimilmente gonfi, tesi come chiodi, estroflessi come mai avrei supposto. Apro la bocca e lascio uscire dalle labbra dischiuse un po' della mia lingua umida, senza tuttavia sfiorarti. Voglio vederti inarcare la schiena per umettarti della mia saliva, per costringerti a toccarmi la punta della lingua dopo un sospiro infinito di sforzo e piacere. Lo farai, e solo dopo aprirò le labbra lasciandomi scopare dal tuo seno grande, così materno e ancora sodo. Vuoi essere morsa, non ti serve a niente la dolcezza e la morbidezza della mia bocca. Lo so, lo so bene, mi hai ripetutamente spiegato che non devo più essere tenero e mieloso, non sono un bambino, non sei mia madre. Inizio piano, senza premere eccessivamente, ma i tuoi occhi mi istigano a continuare, a portare questa dolce perversione fino ai limiti di un urlo di dolore, fino a quel "basta" che farà da anticamera alla nostra nuova congiunzione carnale.
Mordo, succhio, ti attiro a me, lasciandoti poi il dolore dello strappo. Cerchi di sopportare, e godi senza freni.

Non ne resta molta, di neve sul piattino, accanto a noi, ai nostri corpi nivei, pieni di rossori d'eccitazione, e il tuo di delicate efelidi. L'ultima scia di neve la dedicherò al tuo collo, alle labbra, a bagnarti la fronte che ormai brucia. Chiudi le palpebre, ti prego, e lasciami scorrere i contorni dei tuoi occhi, i lineamenti del viso, quelle lievi rughe che sono la tua bellezza, la tua età, il senso di un percorso di maturazione. Lascia che i miei polpastrelli freddi, per scaldarsi di te, traccino ogni tuo angolo e rilievo, lo memorizzino, e se lo scolpiscano dentro, per quando non sarai che il calore di un pensiero.

La neve, qui sul letto accanto a noi, si è ormai sciolta.

Ritorno a me, al treno che corre, alla vita che tornerà la stessa. Prima di scendere, ancora con la mente adagiata sulle immagini di noi tra la neve, compongo un breve sms per dirti, così, semplicemente:

- vorrei essere neve, per sciogliermi nel calore del tuo corpo ...

I sogni, e le fantasie te le scriverò non appena giunto a casa, partendo da questi appunti.

Ti andrà di rispondermi, anche questa sera, anche questa volta?

Eclissi Infinito

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